[Testo tradotto dal giornale asturiano "LLAR" - numero 33, settembre
1999. Traduzione tratta da "Maltempo" - numero 2, febbraio 2000]
Del sabotaggio come una delle belle arti
Un contributo all'attualità della teoria della pratica del sabotaggio.
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"Chi rivivrà i violenti vortici di fuoco se non noi
e quelli che crediamo fratelli?
Venite! Novelli amici: questo vi piacerà.
Non lavoreremo mai, oh maree di fuoco!"
"Questo mondo esploderà
E il vero sentiero. Avanti, In marcia."
A. Rimbaud
Lestensione del sabotaggio, lincremento della sua pratica, su maggior
o minor scala, in lungo e in largo contro il dominio della merce è un
dato di fatto. Lincendio degli sportelli dei bancomat, la messa fuori
uso delle serrature dei centri commerciali, la distruzione delle vetrine, lincendio
delle sedi delle agenzie di lavoro temporaneo, e degli uffici di collocamento,
il sabotaggio alle infrastrutture del capitalismo (TAV, dighe, autostrade, imprese
di costruzione)... sono pratiche offensive di fronte alla colonizzazione della
nostra vita da parte del colonialismo nella sua forma più avanzata -
lo spettacolo integrato.
Tutto ciò è messo in pratica da individui stufi di sopravvivere
come merce (la propria vita ridotta agli imperativi economici) e disillusi dalla
falsa contestazione (più falsa e meno contestataria ogni giorno di più),
partiti e sindacati che vogliono gestire la nostra miseria e integrarci in un
modo di produzione che ci impedisce qualsiasi partecipazione nelle decisioni
che ci riguardano direttamente e aiutano a schiavizzarci, mutilando qualunque
gesto di negazione dellesistente.
Lo spettacolo scrive il canovaccio e distribuisce i ruoli: operaio, professore,
studente, casalinga, padre, madre, figlio, figlia, disoccupato, poliziotto,
militare, artista, umanitario, intellettuale... la maggioranza, individui che
assumono diversi ruoli nel corso delle ventiquattro ore, vede la propria esistenza
come ancor più terribile, ammesso che ciò sia possibile. Ognuno
con il suo quadro nevrotico-schizoide reagirà agli stimoli lanciati dal
potere nel modo pre atteso.
Tutta lattività sociale è pianificata per rafforzare lo
spettacolo rallentando così il suo processo inarrestabile di decomposizione.
Come non vogliamo sentire lo stridio dei sofferti militantisti di qualsiasi
organizzazione, che sia chiaro che noi non siamo contro il concetto stesso di
"organizzazione", ma contro all"organizzazione" concepita
come fine in sé, come cristallizzazione di qualsiasi ideologia e come
organo separato, rappresentante una classe.
Siamo per lautorganizzazione autonoma degli sfruttati. La storia ci ha
dimostrato, e questo è qualcosa che coscientemente o incoscientemente
tutti sanno, con due esempi chiari, che le tradizionali forme, partito (rivoluzione
russa) e sindacato (rivoluzione spagnola) non sono stati altro che due tentativi
di gestire il capitalismo e non di superarlo. Alla presa del potere non lo si
è distrutto, ma esercitato: da un lato la classe dei burocrati sostituisce
la borghesia e dallaltro i dirigenti anarco-sindacalisti partecipano al
potere borghese chiamando allautogestione dello sfruttamento e dellalienazione,
mentre le basi tentavano di superare nella pratica i rapporti di produzione
e i rapporti sociali mediante la gestione diretta di tutti gli aspetti della
propria vita e non solo del lavoro.
Precisamente, entrambe le forme hanno in comune lesaltazione del lavoro
(comunemente al nazional-socialismo e a tutte le forme politiche del capitalismo).
La loro visione quantitativa cercava un aumento della produzione lasciando da
parte laumento quantitativo della vita. Questa sconfitta (pratica e teorica)
delle organizzazioni i tradizionali, che dica no di rappresentarci, non è
stata assimilata dalla classe lavoratrice (sembra che noi sappiamo solo lavorare),
e così si continua senza mantenere nessuna possibilità di controllo
sugli aspetti essenziali della nostra vita, in un mondo che si sviluppa, non
solo senza la nostra partecipazione, ma contro di noi.
Però, compagni, la storia non è ciclica, è un processo
accumulativo e già pesa troppo sopra i nostri stanchi corpi.
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"Mai tennero, coloro che si burlano,
un linguaggio tanto ingannatore."
W. Shakespeare
La contraddizione tra le possibilità dei mezzi di produzione (luso
di alcuni tra essi per il godimento di tutti, dato che la maggior parte è
inutile e dannosa e andrebbe distrutta) e i rapporti di produzione (sfruttamento
salariato, mercificazione, esclusione di una società di classe) è
arrivato ad un punto di rottura inarrestabile. Allo spettacolo riesce meglio
falsificare la natura di questa contraddizione, che aumentare la produzione
mercantile con valore duso decrescente. Questa inerzia lo obbliga a dispiegare
ogni mezzo di recupero di qualsiasi movimento reale di opposizione e volgere
a suo vantaggio la critica spettacolare dello spettacolo.
Unipocrita autocritica indirizzata dalla sua polizia del pensiero decomposto
(prosituazionisti, quadri, organizzazioni non governative, recuperatori, artisti,
giornalisti... la cricca di alternativi politicamente corretti).
Queste spazzole da cesso della modernità, da buoni preti, sperano che
con le loro toppe lo sviluppo proprio del sistema ci condurrà, manina
nella manina, in un mondo ideale, pianificato dalla sua falsa coscienza e dal
putridume del suo cervello incasellato; come se qualche volta ci avessero regalato
qualche cosa. La sua funzione sociale che è stata denunciata già
da decenni è costata loro più di unaggressione, pestaggi
e assassinii e noi siamo sicuri che non saranno semplici aneddoti. Ci ingannano
e ci manipolano, non dobbiamo permetterglielo un giorno di più, loro
sono i guardiani della chiave delle nostre catene infernali. Intrattengono il
nostro pensiero con dibattiti senza importanza e ci impongono la loro opinione,
evitando questioni tanto semplici che li fanno tremare di terrore: come vivere
meglio? Chi e cosa ce lo impedisce? Domande che smaschereranno immediatamente
i professionisti della menzogna. La coerenza critica e la critica dellincoerenza
aiuteranno questa operazione.
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"Lingiustizia non è anonima,
ha nome e indirizzo."
Bertold Brecht
La teoria situazionista, come critica integrale della totalità delle
condizioni di sopravvivenza e del capitalismo mercantil-spettacolare che le
necessita, è stata confermata nei fatti dalla falsificazione.
Non si può combattere lalienazione, mediante forme alienate. Il
sabotaggio di questo mondo, inizia dalla rottura con i ruoli che ci impone il
sistema, dal sabotaggio della nostra morte nella vita e dalla negazione del
ruolo che ci hanno assegnato e disegnato. In questi momenti parlare di rivoluzione
è "tenere un cadavere in bocca", abbiamo bisogno soltanto di
guardarci intorno per vedere uno scenario che ci ricorda costantemente la sconfitta.
Il sabotaggio è quindi unazione che serve da propellente contro
lirrealtà che ci opprime. Una pratica che non è sfuggita
al recupero ideologico che lha trasformata in "terrorismo" (la
professionalizzazione del sabotaggio che non ha fatto altro che rafforzare il
sistema, dovuto al suo carattere centralista, gerarchizzato e militarista).
Oggi, non si propone la creazione di unorganizzazione armata di questo
tipo, ma lattacco diffuso di piccoli gruppi daffinità, incontrollabili
da parte di una struttura superiore, che si uniscono e si sciolgono come le
maree lunari. Delle maree che nascono dalla presa di coscienza dello stato delle
cose e del peggio che ci aspetta a causa degli accadimenti.
Nel XIX secolo esisteva una pratica simile che mise in scacco il capitalismo
incipiente. Al di là degli attacchi luddisti le "ronde proletarie"
che per la loro mancanza di struttura rigida e la loro massima flessibilità
negli attacchi, resero quasi impossibile la loro repressione e il recupero,
nelle quali giocano un ruolo principale anche i nascituri sindacati. Un gruppo
di gente si univa, colpiva e si perdeva nella massa, mentre un nuovo gruppo
si formava nel suo interno. Questo sabotaggio diffuso rese difficile per il
nemico di organizzare la repressione, ciò trasforma questo attacco in
un universo di piacere di teppisti illuminati, le cui sensazioni sono impossibili
da descrivere o comunicare con il povero e banale linguaggio delle parole.
Il gioco della sovversione, le cui regole vengono scritte da coloro che vi partecipano,
diviene unarma efficace contro il capitalismo in tutte le sue forme.
Cè molto più da distruggere che da costruire.
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"La nostra epoca non ha bisogno di scrivere slogan
poetici, ma di realizzarli."
Internazionale Situazionista
E dimostrato che piccoli gruppi che attaccano, fanno più danno
di grandi organizzazioni specializzate nella lotta armata. LAngry Brigade
continuò la propria azione quando vennero arrestate delle persone e lo
Stato inglese dava per disarticolato il movimento. La Kale Borroka (lotta di
strada) in Euskadi, sulla quale poco tempo fa Jarrai (organizzazione giovanile
della sinistra nazionalista basca, ndr) dichiarò essere incontrollabile,
è un altro esempio. Il potere ha difficoltà a reprimere ed eliminare
i piccoli gruppi che con tutta sicurezza non si conoscono tra di loro, e lunica
cosa che li unisce è il desiderio di distruzione di un sistema che impedisce
loro di vivere e li condanna alla sopravvivenza e allincertezza. Non si
cercano azioni esibizioniste per dare propaganda a qualche sigla o marchio dorigine.
Nel caso delle Asturie, il sabotaggio è stata unarma di classe
utilizzata innumerevoli volte, soprattutto nei conflitti lavorativi con le imprese:
Duro Felguera, Hunosa, Naval e Ciata... (aziende e miniere asturiane dove, negli
anni 90 il sabotaggio è stato determinante nelle lotte in corso);
ogni persona stufa, al di là della sua ideologia, lo utilizza. Dallimpiegato
che ruba materiale dufficio, fino alla lavoratrice che danneggia la macchina
a cui sta incatenata, passando per luso del plastico come i licenziati
di Duro Felguera. Oggi, lesempio sta nellincendio degli ETT (imprese
di lavoro interinale). La pratica del sabotaggio resta limitata a conflitti
precisi e molto localizzati, senza prospettive globali e semplicemente per risoluzioni
parziali, con delle rivendicazioni economiche che restano dentro i limiti imposti,
dove si svolge la logica capitalista. Lo stesso vale per il caso delle ETT un
attacco che va al di là della temporalità di un conflitto in unazienda,
però che non mette in discussione la schiavitù salariale, ma solo
la sua forma più estrema, non si vuole porre fine allo sfruttamento,
bensì porre fine alle ETT. Oggi il conflitto è globale e non si
risolve con lotte parziali, ma con una lotta integrale e con il rifiuto in blocco
di questa società. Cè da smetterla con la riduzione della
nostra vita a merce e con il lavoro salariato che ci ammazza e non solo con
le ETT. Dobbiamo finirla con la società di classe e non solo con il fascismo.
Sviare lattenzione verso obiettivi parziali beneficia soltanto i gestori
della nostra miseria e quelli che un giorno pretenderanno di gestirla ed entrambe
sono parte degli obiettivi da sabotare. La pratica del sabotaggio diffuso (autonomia
senza ostacoli, massima flessibilità, autorganizzazione, minimo rischio)
fra gli individui affini, apre la possibilità di comunicazione reale,
distruggendo quella spettacolare, rompendo lapatia e limpotenza
delleterno monologo revoluzionarista.
Rapporti e possibilità di contatti con altre persone, nella negazione
del ruolo spettacolare. Sono situazioni effimere che per la loro preparazione
e sviluppo portano, nella loro essenza, le qualità della situazione rivoluzionaria,
che non retrocederà e che sopprimerà le condizioni di sopravvivenza.
Non cade nellirrimediabile gerarchizzazione alienante che porta con sé
la specializzazione di ogni gruppo armato di carattere autoritario e mîlitarista,
nel quale le masse delegano la loro partecipazione negli attacchi. Laumento
quantitativo di questa pratica non ci arriva dalle mani dei propagandisti dello
spettacolo, bensì dal passeggiare nello scenario del capitalismo e trovare,
in questa deriva, i bancomat bruciati, le ETT con le vetrine infrante, i fabbri
che cambiano le serrature di un supermercato... Visioni che ci fanno sbocciare
sorrisi complici e che ci animano ad uscire quella stessa notte, a giocare con
il fuoco con il fine di far sorgere gli stessi sorrisi sui volti di sconosciuti
complici per laffratellamento della distruzione. Non importa il numero,
ma la qualità dei gesti: sabotaggi, espropriazioni, riduzioni... ci restituiscono
parte della vita che ci negano, penò noi la vogliamo tutta.
Compagne
e compagni il gioco è vostro e noi ci animiamo alla sua pratica quotidiana.
Organizzatelo con i vostri complici.
Contro il vecchio mondo in tutte le sue espressioni, per uscire dalla preistoria,
lanciamo e moltiplichiamo gli attacchi.
Per labolizione della società di classe contro
la merce e il lavoro salariato stop
Per lanarchia stop
Per il comunismo stop
Pietre e fuoco
Istituto Asturiano di Vandalismo Comparato